“… Anticamente la Valle del Cervo era coperta da un folto bosco, che si estendeva ben oltre i suoi confini orografici. Le testimonianze di questa condizione sono sporadiche e non espressamente dette, ma sono anche inequivocabili e coprono l’ampio arco di tempo che va dalla preromanità all’alto Medioevo…… Il Medioevo è stato per la nostra terra un periodo di grande trasformazione, che ha avuto inizio nel cuore dell’età feudale. Principali artefici di ciò sono stati i monaci benedettini dell’Abbazia di Santa Maria e San Martino della Gallinaria, che poterono vantare sugli abitanti della Valle del Cervo dei diritti non ben precisati, ma sicuramente non esclusivamente di natura spirituale…” [ … ]
“… I meriti acquisiti nella nostra regione da quell’ordine monastico sono ben noti e in alcuni casi forse anche troppo magnificati. Di certo è fuori luogo attribuire la trasformazione del paesaggio agrario ligure soltanto alla loro operosità, giacché un’impresa di tale portata non avrebbe potuto aver compimento se non per l’impegno e le fatiche secolari di un’intera popolazione. Ai monaci però va riconosciuto il merito d’aver saputo persuadere i liguri ad abbandonare i rifugi montani e ridiscendere a valle a coltivare le terre devastate e inselvatichite, fornendo loro delle valide motivazioni e l’assistenza opportuna per dare adito ad aspettative di progresso, trasmettendogli inoltre i loro fondamenti: una salda fede, una inossidabile tenacia e la determinatezza nell’affrontare le avversità e i duri sacrifici quotidiani, che sono diventate così la regola di vita delle genti ponentine…” [ … ]
“… I monaci benedettini hanno insegnato ai novelli contadini a ricavare terreno fertile dalle colline scoscese, costruendo dei muri in pietra a secco e riempiendovi dietro con la terra portata da valle per ricavare delle fasce piane da coltivare; quindi hanno mostrato loro le tecniche colturali e quelle dell’estrazione dell’olio, apprese dai testi classici copiati e conservati gelosamente nei conventi più reconditi per strapparli all’oblio della distruzione dei barbari invasori…” [ … ]
“… La tradizione nel Ponente lega il nome dell’ordine benedettino alla diffusione della varietà dell’ulivo “taggiasca”, pressoché esclusiva nel tratto compreso tra Nizza e Capo Mele, che deriva la sua denominazione dalla località che fu il centro di diffusione delle prime pianticelle da trapiantare. Per quanto concerne la Valle del Cervo, è indubbio che i monaci benedettini costituirono intorno al volgere del millennio l’elemento trainante di una profonda evoluzione della quale non si hanno testimonianze dirette, ma che si può agevolmente intuire e i cui risultati cominciarono a manifestarsi evidenti un paio di secoli più tardi…” [ … ]
“… Il processo di trasformazione dell’assetto agrario locale, che vedeva l’ulivo avviarsi alla conquista di spazi sempre più ampi e intraprendere con la vite una lunga competizione per il primato, comunque aveva avuto inizio…” [ … ]
“… Di tale evoluzione si trova finalmente qualche testimonianza nella prima metà del Quattrocento, nelle più antiche descrizioni conosciute del territorio ligure…”
Estratto dell’articolo originale in italiano presente sul sito web: www.cadepuio.it e alla pagina: http://www.cadepuio.it/4_paesaggio_e_natura_in_epoca_antica.html
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