“… Il contesto ambientale della valle, là dove l’espansione turistica degli ultimi decenni non è arrivata a produrre cambiamenti sostanziali, è caratterizzata comunque da elementi che sono stati opera dell’uomo nei secoli passati. Ve n’è uno che emerge con evidenza e rimane a testimoniare delle fatiche degli abitanti che caparbiamente hanno forgiato questa terra in origine aspra e selvaggia per ricavarne fasce di terreno da coltivare. Si tratta dei muri a secco, detti “maxé” nella parlata locale, realizzati con pietre appena sbozzate posate sapientemente una sull’altra, senza l’ausilio della malta o di altri leganti e fermate con scaglie inserite negli interstizi. A un esame tecnico essi rivelano caratteristiche strutturali notevoli, che denotano l’alta specializzazione degli esecutori, frutto di esperienze secolari; tali sono ad esempio l’inclinazione, regolare in quelli più bassi e progressivamente più accentuata in prossimità del piede in quelli più alti, o la disposizione “di taglio” delle pietre nelle arginature dei torrenti, per opporre una resistenza maggiore all’impetuosità delle acque, e ancora il riempimento retrostante con scaglie o altro materiale drenate per favorire il deflusso regolare delle acque meteoriche. Ma ciò che più desta stupore e che dà la misura dell’impegno profuso nella realizzazione di quest’opera immane è l’estensione dei muri, che secondo le stime più prudenti soltanto in questa Valle assommano a una lunghezza complessiva di oltre 1.200 chilometri…” [ … ]
“… La tecnica della pietra a secco è stata impiegata correntemente anche nelle altre costruzioni rurali di dimensioni modeste, quali stalle o piccoli depositi. Per i fabbricati di maggiore importanza e per quelli d’abitazione, invece di norma si è preferito costruire i muri impiegando le pietre migliori per forma e consistenza nella realizzazione dei paramenti esterni e le restanti per il riempimento interno, usando inoltre la terra come legante e riempimento degli interstizi, e la malta di calce per sigillare i giunti esterni; in questo modo si è riusciti a conciliare l’economia costruttiva con la garanzia di solidità e durata nel tempo…” [ … ]
“… Per le stesse ragioni il fondo delle strade campestri e dei vicoli dei borghi è stato pavimentato con un rude accoltellato di scaglie di pietra, meno elegante degli acciottolati disegnati con i sassi tondi di fiume, tipici invece dei sagrati, e meno comodo dei selciati cittadini, ma più adatto all’impiego degli animali da soma, il mezzo di trasporto esclusivo di queste zone impervie, e a resistere all’impeto delle acque meteoriche, dovendo assolvere in molti casi anche alla funzione di fosso di raccolta e deflusso…”
Estratto dell’articolo originale in italiano presente sul sito web: www.cadepuio.it e alla pagina: http://www.cadepuio.it/_i_muri_a_secco_e_le_caselle.html
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